Informazioni:
TITOLO: Melancholia
TITOLO ORIGINALE: Melancholia
GENERE: Thriller, Fantascienza, Dramma
ANNO DI PRODUZIONE: 2011
NAZIONE: Danimarca
DISTRIBUZIONE: Bim
SITO UFFICIALE: http://melancholiathemovie.com/
DURATA: 130 minuti
ANNO DI DISTRIBUZIONE: 2011
DATA DI USCITA: 21-10-2011
|
MELANCHOLIA Spietato, lunare, metafisico, fantastico,
tellurico e concreto. Stavolta il bistrattato Von Trier
ha superato se stesso sia per la tematica scelta che per
la sua realizzazione articolata in un bell' incubo
borghese. Il plot è scandito dagli interni di una vaga
estate svedese in cui si festeggia un bergmaniano
matrimonio già in imminente fallimento, dentro uno
scenario di cavalcate in campagna paradossalmente ancora
più opprimente. La situazione presente sia reale che
immaginaria dell'uomo sulla terra, sembra essere davvero
pesante, diffusamente depressiva. Esiste una naturale
degenerazione verso la morte accanto ad una innaturale
degenerazione degli esseri umani, carenti ormai di valori
filantropici, verso l'autodistruzione: ...la terra
è cattiva... recita l' inquietante voce della
protagonista all'inizio della seconda parte del film,
quella cosmogonico-apocalittica che culminerà con un
antico rituale tribale dove si tenterà di propiziare le
forze naturali più ostili verso un destino tutto da
indovinare.
Melancholia è il racconto di uno stato del corpo e della
mente che tutti, almeno qualche volta nella nostra vita,
abbiamo sperimentato come conseguenza ed evoluzione della
nostra emotività.
Il film dell'ardito danese prende spunto dall'
irresolutezza di Justine, tristissima Ofelia che
incoraggia il ricordo di fotografici pittori del calibro
di Friedrick, Magritte, a ritroso fino ai preraffaelliti,
ma è intrisa anche di canonica bellezza moderna, procace
e cinica.
Il misantropico più che misogino Von Trier tratteggia
due meravigliosi profili femminili, in attrito e in
armonia, pratici e lungimiranti, che vengono fuori nel
corso del film con la lentezza necessaria ad esprimerne
complessità e risvolti. La Gainsbourg, nel film Claire,
già premiata in Antichrist, ha un ruolo dimesso,
fisicamente mortificato ma altresì intenso. Alla
splendida Kirsten Dust è demandato invece tutto il
potere seduttivo della mente riflessiva e imprigionata e
del corpo libero e disinibito che trascina oltre la mente
stessa, disteso nudo all'ombra di uno sconvolgente
plenilunio o in aggressivo amplesso.
Von Trier incalza con scenari che rosicano l'anima fino a
farla interagire in una lenta e spietata danza di morte
con la malinconia, pianeta saturnino o pianeta
iperuranico che entra gradualmente in orbita terrestre.
In ogni caso ciò che conta è raccontare quello che
accade ad ogni essere umano quando si avvicina la
malinconia. Si assapora una dolce atmosfera rarefatta ma
si corre sempre il rischio di rimanere all'improvviso
paralizzati, risucchiati da un baratro di tenebra con
fili grigi di lana che legano le gambe, dice la
protagonista quando deve descrivere cosa le succede. Ma
la più pericolosa depressione è anche stanchezza e male
del vivere quotidiano, disordine genetico come ben
interpreta Durer nella sua Melencolia I,
allegoria femminile grandiosa e inerme, circondata dal
tempo bloccato di una clessidra, da un cane smunto, un
quadrato magico e altri oggetti fuori rotta.
Ognuno è solo sulla faccia della terra/ed è
subito sera.. sembra questo il recondito pensiero
su cui concentrarsi. Se per Victor Hugo la
malinconia è la gioia di sentirsi tristi, si
potrebbe dire che Von Trier ne connoti ulteriormente il
significato affermando che è anche bellezza,
intelligenza, scaltra consapevolezza che, dietro il velo
di maja di un'apparente passività, conforta e
incoraggia. Ma è anche indolenza e nostalgia verso ciò
che non si è potuto avere o che si è avuto ma ha subito
una sorta di deperimento o morte (il lutto della
psicanalisi) o si predispone in una languida inclinazione
della testa, quella di Durer per lappunto, che
porge uno sguardo visionario e onirico verso
l'ineluttabilità delle cose che fluttuano e a nostra
insaputa mettono in scacco una fallace volontà sempre
sopraffatta dallimprevedibilità del mistero.
Simonetta
Ruggeri
|