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oltre l'arte
2003

Beni Culturali - Cataloghi & Guide
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PITTORI A CAMERINO NEL QUATTROCENTO
A cura di Andrea De Marchi

Federico Motta Editore
per la Banca delle Marche
p. 480, 2002

PITTORI DA CAMERINO

Nella bella tradizione degli Istituti di credito di pubblicare libri d'arte di alta qualità, la Banca della Marche, che sempre si è interessata ad eventi culturali e personaggi della sua Regione, ha edito uno splendido volume dal titolo "Pittori a Camerino nel Quattrocento". E' un libro di grande spessore scientifico con foto bellissime, in gran parte a colori, e testi accurati e significativi che ripercorrono la storia del XV° secolo nella città marchigiana e quella dei vari pittori che li sono nati o vi hanno lavorato a lungo. Bisogna partire dalle vicende di Camerino, ora piccola e appartata cittadina, sede universitaria e arcivescovile, centro di produzione industriale ed agricola, situata su un colle tra le valli del Chienti e del Potenza a controllo delle vie di comunicazione tra l'Adriatico e l'Italia Centrale. Antico centro umbro ebbe da Mario la cittadinanza romana, fu assediata da Alarico nel 409 d.C., con Carlo Magno entrò a far parte dei domini della Chiesa; a metà del '200 passò sotto la signoria dei da Varano sotto la nominale sovranità del Papa iniziando un' epoca di grande sviluppo economico e culturale.
I principi della dinastia varanesca, specie nel Rinascimento, si circondarono di pittori, artisti, poeti, dando vita ad una corte fastosa e vivace in continua emulazione con i vicini Montefeltro di Urbino. Nel 1502 Cesare Borgia, nel suo tentativo di formarsi uno stato nell'Italia Centrale, fece sterminare i da Varano e nel 1545 la città passò sotto il governo diretto della Chiesa e ad una vita più raccolta e forse sonnolenta.
Restano del periodo migliore il Palazzo Ducale, quello Arcivescovile, il Duomo, la Rocca del Valentino, la Pinacoteca nella ex chiesa di San Francesco, la grande statua bronzea di Sisto V°. Ma il monumento più grande di Camerino è l'opera dei suoi artisti tra il secondo Trecento e il Quattrocento nel vivace periodo di transizione tra il gotico languente e la nuova arte rinascimentale. Il volume esamina uno per uno i pittori dell'epoca, quelli che secondo il Berenson avevano il "fascino severo e dolce dei maestri di provincia", e che iniziarono ad affermarsi partendo dalla lezione tardo gotica con figure allungate e fondi oro per giungere alle figure potenti di Carlo Crivelli, veneziano di nascita ma che a lungo operò nelle Marche. I singoli capitoli esaminano successivamente Arcangelo di Cola, il misterioso Maestro del Trittico del 1454, Giovanni di Piermatteo Boccati, che si rifà a Van Eyck e a Gentile da Fabriano, l'ignoto Maestro dell'Annunciazione di Spermento, Girolamo di Giovanni, i Maestri di Arnano e Baregnano ed infine la novità scientifica, già annunciata nella mostra dello scorso anno "Il Quattrocento a Camerino": la scomparsa del pittore Carlo da Camerino e la riscoperta di Olivuccio di Ciccarello.
Una storia affascinante che getta peraltro qualche perplessità sul mondo dei critici e degli storici dell'arte; nel 1936, facendo pulire una tavola per una mostra, Cesare Brandi interpretò una scritta apparsa su un Crocefisso come la firma di un pittore fino ad allora ignoto: Carlo da Camerino. Subito tutti gli addetti ai lavori si entusiasmarono sulla figura dell'artista attribuendogli diversi dipinti giungendo dire con Zeri che si trattava " della più rilevante personalità artistica marchigiana tra '300 e '400". Fino allo scorso anno questo Carlo, peraltro assolutamente ignoto alle fonti e ai documenti, rimase il più importante pittore dell'epoca, poi il colpo di scena, con una premessa.
Era noto un autore, tal Olivuccio di Ciccarello, accertato tra il 1388 e il 1439, notissimo per contratti ed atti notarili ma di cui non si conosceva alcuna opera; un giovane studioso rileggendo l'iscrizione, nuovamente pulita in occasione della recente mostra, ha fatto una sensazionale scoperta. La scritta, in lettere maiuscole, recita: " hoc opu(s) factu(m) fu(i)t an(no) d(omi)n(i) MCCCLXXXXVI alu….deci.. carolu(s) da Camerino pi(nxit)".
Il Brandi aveva identificato Carlo da Camerino ignorando o non vedendo le lettere precedenti, il giovane Mazzalupi invece ha letto" alv(ucciu) de ci(c)arelu" e così è morto Carlo ed è apparso Olivuccio. Un pittore inventato è sparito ed uno noto ma senza opere, ha ritrovato il suo ruolo.
Il volume è un rilevante contributo per lo studio di un'epoca e dei suoi artisti con i testi e le splendide foto, certo non è un'amena lettura per dilettanti ma sicuramente un punto fermo nella storia dell'arte.

Roberto Filippi