PITTORI
A CAMERINO NEL QUATTROCENTO
A cura di
Andrea De Marchi
Federico Motta Editore
per la Banca delle Marche
p. 480, 2002
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PITTORI DA CAMERINO
Nella bella tradizione degli Istituti di credito di
pubblicare libri d'arte di alta qualità, la Banca della
Marche, che sempre si è interessata ad eventi culturali
e personaggi della sua Regione, ha edito uno splendido
volume dal titolo "Pittori a Camerino nel
Quattrocento". E' un libro di grande spessore
scientifico con foto bellissime, in gran parte a colori,
e testi accurati e significativi che ripercorrono la
storia del XV° secolo nella città marchigiana e quella
dei vari pittori che li sono nati o vi hanno lavorato a
lungo. Bisogna partire dalle vicende di Camerino, ora
piccola e appartata cittadina, sede universitaria e
arcivescovile, centro di produzione industriale ed
agricola, situata su un colle tra le valli del Chienti e
del Potenza a controllo delle vie di comunicazione tra
l'Adriatico e l'Italia Centrale. Antico centro umbro ebbe
da Mario la cittadinanza romana, fu assediata da Alarico
nel 409 d.C., con Carlo Magno entrò a far parte dei
domini della Chiesa; a metà del '200 passò sotto la
signoria dei da Varano sotto la nominale sovranità del
Papa iniziando un' epoca di grande sviluppo economico e
culturale.
I principi della dinastia varanesca, specie nel
Rinascimento, si circondarono di pittori, artisti, poeti,
dando vita ad una corte fastosa e vivace in continua
emulazione con i vicini Montefeltro di Urbino. Nel 1502
Cesare Borgia, nel suo tentativo di formarsi uno stato
nell'Italia Centrale, fece sterminare i da Varano e nel
1545 la città passò sotto il governo diretto della
Chiesa e ad una vita più raccolta e forse sonnolenta.
Restano del periodo migliore il Palazzo Ducale, quello
Arcivescovile, il Duomo, la Rocca del Valentino, la
Pinacoteca nella ex chiesa di San Francesco, la grande
statua bronzea di Sisto V°. Ma il monumento più grande
di Camerino è l'opera dei suoi artisti tra il secondo
Trecento e il Quattrocento nel vivace periodo di
transizione tra il gotico languente e la nuova arte
rinascimentale. Il volume esamina uno per uno i pittori
dell'epoca, quelli che secondo il Berenson avevano il
"fascino severo e dolce dei maestri di
provincia", e che iniziarono ad affermarsi partendo
dalla lezione tardo gotica con figure allungate e fondi
oro per giungere alle figure potenti di Carlo Crivelli,
veneziano di nascita ma che a lungo operò nelle Marche.
I singoli capitoli esaminano successivamente Arcangelo di
Cola, il misterioso Maestro del Trittico del 1454,
Giovanni di Piermatteo Boccati, che si rifà a Van Eyck e
a Gentile da Fabriano, l'ignoto Maestro
dell'Annunciazione di Spermento, Girolamo di Giovanni, i
Maestri di Arnano e Baregnano ed infine la novità
scientifica, già annunciata nella mostra dello scorso
anno "Il Quattrocento a Camerino": la scomparsa
del pittore Carlo da Camerino e la riscoperta di
Olivuccio di Ciccarello.
Una storia affascinante che getta peraltro qualche
perplessità sul mondo dei critici e degli storici
dell'arte; nel 1936, facendo pulire una tavola per una
mostra, Cesare Brandi interpretò una scritta apparsa su
un Crocefisso come la firma di un pittore fino ad allora
ignoto: Carlo da Camerino. Subito tutti gli addetti ai
lavori si entusiasmarono sulla figura dell'artista
attribuendogli diversi dipinti giungendo dire con Zeri
che si trattava " della più rilevante personalità
artistica marchigiana tra '300 e '400". Fino allo
scorso anno questo Carlo, peraltro assolutamente ignoto
alle fonti e ai documenti, rimase il più importante
pittore dell'epoca, poi il colpo di scena, con una
premessa.
Era noto un autore, tal Olivuccio di Ciccarello,
accertato tra il 1388 e il 1439, notissimo per contratti
ed atti notarili ma di cui non si conosceva alcuna opera;
un giovane studioso rileggendo l'iscrizione, nuovamente
pulita in occasione della recente mostra, ha fatto una
sensazionale scoperta. La scritta, in lettere maiuscole,
recita: " hoc opu(s) factu(m) fu(i)t an(no)
d(omi)n(i) MCCCLXXXXVI alu
.deci.. carolu(s) da
Camerino pi(nxit)".
Il Brandi aveva identificato Carlo da Camerino ignorando
o non vedendo le lettere precedenti, il giovane Mazzalupi
invece ha letto" alv(ucciu) de ci(c)arelu" e
così è morto Carlo ed è apparso Olivuccio. Un pittore
inventato è sparito ed uno noto ma senza opere, ha
ritrovato il suo ruolo.
Il volume è un rilevante contributo per lo studio di
un'epoca e dei suoi artisti con i testi e le splendide
foto, certo non è un'amena lettura per dilettanti ma
sicuramente un punto fermo nella storia dell'arte.
Roberto
Filippi
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