ex-@rt magazine 
oltre l'arte n. 6
settembre - dicembre 2002

Beni Culturali - Cataloghi & Guide
bordline contemporanea beni culturali




IL MUSEO SENZA CONFINI
Dipinti ferraresi del Rinascimento nelle raccolte romane


a cura di Jadranka Bentini e Sergio Guarino


Realizzazione editoriale
Federico Motta Editore

per la
Cassa di Risparmio di Ferrara
e la
Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara

DIPINTI FERRARESI A ROMA

Nel 1598 su Ferrara, prospera e colta capitale del ducato degli Este, si abbatté una grave calamità; l'ultimo duca morì senza lasciare eredi legittimi ma solo un bastardo legittimato e la Santa Sede, titolare della sovranità feudale, volle rientrare in possesso diretto delle sue terre dando luogo a quella che fu chiamata la "devoluzione" di Ferrara.
Gli Este si spostarono a Modena, loro dominio come feudo imperiale, e portarono con se parte delle loro grandi collezioni artistiche per le quali erano celebri in tutta Europa. Ma molta parte rimase in città esposta alla rapacità del Cardinal Legato Aldobrandini, nipote del papa regnante Clemente VIII°, che approfittò della sua posizione per asportare numerose opere d'arte sia dai palazzi estensi che da chiese, conventi ed edifici pubblici. Dalla sua collezione in seguito molti dipinti trasmigrarono in altre raccolte principesche romane e poi anche di altre nazioni perché tra fine '700 e primo '800 diverse famiglie nobili, in grave crisi finanziaria, alienarono molti loro capolavori, ambitissimi dai ricchi visitatori del Grand Tour. Ma a Ferrara, dolce città del silenzio, è sempre rimasta la nostalgia per il tempo in cui era capitale di un fiorente ducato ed aveva nei suoi edifici civili e religiosi, di mattoni rossi, tante opere d'arte che avevano reso la città una delle competitrici di Firenze nel primo Rinascimento.
Sin dal 1830 con la creazione della Pinacoteca Pubblica inizia un periodo di raccolta e recupero di molti quadri e a ciò la Cassa di Risparmio ha dato un notevole contributo acquisendo ed assegnando in deposito alla pinacoteca ben novanta opere. Si è ora voluto idealmente riunire anche quadri non più recuperabili e ne è scaturito un eccellente progetto artistico, finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara, a cura della casa editrice Federico Motta. Si è posta l'attenzione sui "Dipinti Ferraresi del Rinascimento nelle raccolte romane", questo è il titolo del volume prodotto, esaminando origine e storia di oltre centosessanta opere che attualmente si trovano a Roma disseminate in varie raccolte pubbliche e private.
Puntigliosamente i vari curatori hanno seguito le tracce dei quadri, tutti di autori ferraresi o che comunque hanno lavorato in città o per gli Este, nei vari musei: Galleria Borghese, Galleria Doria Pamphili, Galleria Colonna, Galleria d'Arte Antica di Palazzo Barberini, Pinacoteca Capitolina, Pinacoteca Vaticana; tutti i dipinti sono schedati e di ognuno vengono indicate caratteristiche e vicende.
Gli autori, il Garofalo, l'Ortolano, Lorenzo Costa, Nicolò dell'Abate, lo Scarsellino, Ludovico Mazzolino, Cosmè Tura, Beccaccino, Girolamo da Carpi, Tiziano, sono tra i più noti tra metà '400 e metà '500 culminando con Dosso Dossi autore dell'"Apollo e Dafne" che campeggia sulla sopracopertina del volume. Sono stati esaminati i dipinti e loro vicende ricostruendo la storia della Ferrara come centro culturale del rinascimento e la sua successiva influenza sul secolo seguente allorché a Roma lo studio di molte opere, giunte a seguito della devoluzione, permise a Pietro da Cortona di gettare le basi dello stile barocco assorbendo dai ferraresi il colorismo, il movimento, il disegno, il chiaroscuro.
Un piacevole volume nella scia della bella consuetudine consolidata delle opere prodotte e finanziate dagli istituti bancari.

Roberto Filippi