La Bottega del Misantropo
di Luigi M. Bruno
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PAROLE, PAROLE, PAROLE
Mai la civiltà delluomo ebbe, nel volgersi delle
ere, la agevole e massima possibilità di comunicare che
oggi è a disposizione di chiunque. Satelliti fitti come
nugoli dinsetti sono pronti a rimbalzare immagini e
notizie in pochi secondi ovunque; la civiltà
"Internet" è una trama invasiva che ricopre
tutto il pianeta. Su tutto impera il "Moloch"
televisivo che tutto divora e a tutti ridà il terribile
minestrone quotidiano: sangue, santi, sesso e rock and
roll, impartendo le coordinate di una schiacciante
omologazione culturale che non risparmia nessuno.
E poi la ciliegina
definitiva, il feticcio che in pochi anni da "status
symbol" (freneticamente divorato) è diventato la
dilagante, ossessiva protesi dogni tasca: il
telefonino. Telefonino che una volta era appannaggio di
VIP e manager, da esibire con malcelato trionfo, ed ora
fiorisce nelle mani di barboni e lavavetri, di massaie e
garzoni. Eppure il sacrosanto telefonino non ha esaurito
la sua carica di affascinante feticcio. Telefono quindi
esisto.
Ce lhanno
tutti, ma è ancora un piacere tirarlo fuori e avviare
con noncuranza una irritante conversazione pubblica che
il più delle volte è idiota ed obsoleta.
E qui ritorniamo
"ab ovo" come diceva una volta
linsegnante di lettere, o "a monte" come
dicevamo negli anni 70.: comunicare poi cosa? E
perché? Mai ci fu epoca di più fitte comunicazioni e
mai ci fu epoca di più arida incapacità di comunicare
realmente. Il pianeta è assordato, tra cavi antenne e
satelliti, di un fitto, interminabile
"bla-bla"; rimbalzano ovunque
conversazioni-monologhi nelle quali il vero dialogo è
sacrificato o dalla nevrotica logorrea che ognuno di noi
ha necessità di liberare, o dallurlo, dalla rissa
verbale dove chi più grida si presume abbia più
ragione. Nessuno ascolta nessuno, nemmeno sé stesso. E i
salotti e le conversazioni?
Una imbandigione di
luoghi comuni, di banalità, di concetti sbavati e
rimasticati dalla gran Madre televisiva che tutti imbocca
e nutre: il piacere di rimanere sempre in superficie,
parlando di tutto e di niente, vietato scavare in
profondità, vietato sollevare le pietre e aprire le
botole.
Vietato comunicare
davvero, vietato urlare la propria mediocrità o la
propria solitudine in questa incivile civiltà di
"rimozioni" dove, tra "fiction" e
realtà "virtuali" si gioca sempre a
rimpiattino con la realtà vera. Del resto è necessario
sembrare, apparire: non è la civiltà
dellimmagine?
Non è questa la
crudele civiltà manichea che divide gli uomini in
"vincenti" e "perdenti"?
Ci si nasconde
dietro le parole, si parla continuamente, con qualcuno
che forse non cè, camminando, mangiando, guidando,
defecando (scusate).
Parlare, parlarsi,
parlarne, senza mai incontrare davvero qualcuno, senza
ascoltarlo, senza capirlo. Parlare di qualsiasi cosa con
chiunque, ma dietro si nasconde il terribile silenzio,
langelo oscuro di questo nostro mondo assordante.
Un frastuono
planetario che invoca una sacrosanta pausa; un po
di silenzio dove ritrovarsi, un nostro giardino lontano
dai blateranti telefonini, dove coltivare lantico,
nuovissimo piacere della parola, dono miracoloso
dun Dio che in principio fu Verbo, non chiacchiera.
Luigi M.
Bruno
da ORIZZONTI
Rubrica: La Bottega del Misantropo
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