Nuove Magie Antiche Follie Molti anni fa, agli
albori del1'epoca maniaco-telefonica, già
intravidi i malesseri e i guasti che quelle prime
inondazioni di telefonini (oggi sarebbe ridicolo
chiamarli ancora cosi, sono diventati ben altro!)
avrebbero ammucchiato sulle spalle già malaticce
di questa benedetta/maledetta società
ultratecnologica.
Cosa bella è il progresso, va bene, ma se non
serve in parallelo all'evoluzione
etico-intellettuale della nostra povera umanità
tutto il ben di Dio tecnologico è solo pastura
per un appiattimento omologante e semi-catatonico
di cervelli, che già in assenza di motivazioni
creative e di passioni autentiche, sono
implacabilmente predisposti al1'ammucchiata che
mortifica e aliena le nostre preziose
individualità. Esagero?
Quello che 10-15
anni fa era solo un preoccupante sintomo di
ordinaria massificazione, una delle tante
frenesie ricorrenti dell'andazzo in voga, solo
una eccitante novità, è diventata ormai in
conseguenza di una alluvione planetaria
inimmaginabile che non ha risparmiato nessuna
categoria, dal pezzente al miliardario, dal genio
all'idiota, una specie di risucchiante vortice
gigantesco, una voragine, un imbuto, un buco nero
che ha ingoiato qualsiasi resistenza
intellettiva, umiliando le residue fondamentali
qualità della condizione umana: percezione e
considerazione del proprio spazio vitale in
rapporto all'ambiente naturale, capacità di
respirare il proprio tempo, capacità
di intuire, capire distinguere chi dove e come
rappresenta per noi la testimonianza del nostro
esistere qui e adesso.
Tutto è ormai nelle braccia rassicuranti ma
alienanti di una virtualità che
sempre più ci protegge e ci soffoca allontandoci
dalla effettiva sostanza del reale.
Per strada, in viaggio, in aria, ovunque, teatri,
bar, concerti, chiese, cimiteri, bordelli, mari,
montagne, cieli e foreste, dovunque il mio
sguardo si posa non c'è individuo che non sia
chiuso e segregato, occhio fisso al
display, intubato sulle luci e le
voci della sua tavoletta magica con lo scorrere
frenetico e vorace delle dita sulla tastiera.
Ognuno, relegato e circoscritto nella
"dipendenza" delle proprie inderogabili
necessità virtuali, ride, impreca, tentenna,
allude, senza neanche alzare gli occhi per
rendersi conto che non è nell'intimità della
sua casa, nel segreto dei suoi sentimenti, ma in
mezzo agli altri, stretto e schiacciato da una
folla che gli è addosso e che comunque lo ignora
perché tutti sono ugualmente chiusi nel loro
fortino ipnotico-illusorio, intenti ad esprimere
spudoratamente fatti e misfatti, folla vociante
fatta di solitari inquietanti monologhi ... E a
che serve tanta straordinaria capacità di
comunicare e condividere a distanza con chiunque
e ovunque se sempre più misera è la effettiva
umana capacità di comunicare e condividere
naturalmente, faccia a faccia, col vicino, il
passante, lestraneo?
In effetti mai
nella storia dell'uomo c'è stata tale
incredibile possibilità di incontrare,
connettere. unire genti a genti da un capo
all'altro del pianeta, tanto da rendere possibile
finalmente l'utopia dell'incontro e della
comprensione totale dell'umanità senza censure e
senza intermediari
II "villaggio
globale" si dice, dove tutti si incontrano,
ma ecco che questo prodigio si dilapida in un
oceano di ambiguità, di equivoci, di egoismi, di
volgari cialtronerie e di superficialità se non
addirittura di traffici infami e di violenze ...
Una nuova torre di Babele sciocca e dannosa
invece del provvidenziale consesso planetario a
beneficio dell'umanità. Si gettano via le perle
e si conserva l'inutile rumorosa conchiglia
Ci si soddisfa con l'abuso ossessivo e
allucinatorio della comunicazione virtuale,
processo solipsistico e masturbatorio, ci si
sprofonda sempre più nelle sabbie di una
quotidiana ormai necessaria fuga dalla reale,
fisica esistenza in diretta". Spesso
si urla, si gesticola, si scherza, si
"pomicia perfino, si intriga e si
congiura senza rendersi conto di spiattellare la
propria intimità e le proprie miserie in una
specie di assordante piazza globale ... Ma chi
ascolta chi?. Ognuno grida o sussurra per sé,
nessuno si guarda più intorno con la pur sana
curiosità per l'altro, e per gli ultimi
"mohicani" come me che ostinatamente si
rifiutano all'invasione aliena diventa sempre
più difficile evitare o scansare l'individuo
"autoparlante che ti viene addosso
schivandoti all'ultimo istante solo in virtù
delle sue antenne invisibili, come il
"sonar" dei pipistrelli ciechi!.
Certo, capisco che il futuro non è
incoraggiante, la vita è dura ed è difficile
difendersi e districarsi dalle mille difficoltà
per la sopravvivenza, ma farsi ingoiare dalla
tavoletta magica non serve a niente, anzi! Il
necessario ritorno al mortificante quotidiano
diventa sempre più penoso, come chi si sveglia
dalla morfina, costringendosi così a necessarie
"dosi" sempre più massicce!
Infine ancora una considerazione, forse solo
buffa e spiccia, ma per me un assillante curioso
interrogativo: ma chi e quanti interlocutori un
qualsiasi "normale" individuo può
ammucchiare nella sua ininterrotta, logorroica
conversazione giornaliera?
O non sarà che
si incomincia finalmente a parlar da soli senza
neanche più chiederci se qualcuno ci ascolta:
esito inevitabile di una paranoia endemica che
umilia e mortifica la scarna umanità superstite?
... Monologo assordante che conduce alla sordità
irreversibile verso il manifestarsi della vita
reale. Ancora una volta si salverà l'umanità
dai suoi stessi incubi?
La bomba nucleare è già esplosa: ognuno di noi
ha in mano il suo detonatore
Luigi M. Bruno
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