CATASTROFI, CHE PASSIONE! Se comete-killer o
asteroidi impazziti non faranno scempio di noi
come bersagli da luna-park, se non arrostiremo in
un immane "barbecue" da megaeruzioni
solari o annientati da interstellari raggi-gamma,
se non ghiacceremo inglobati nei nevai di
prossime glaciazioni... bé, forse ci toccherà
morire di noia tramortiti dalla serie infinita
(prevalentemente di produzione americana) degli
immancabili film-catastrofe! Pare che negli
States il genere sia richiestissimo,
magari iettatorio e di malaugurio nel resto del
mondo, ma invece laggiù, nella felice terra
della democrazia e delle opportunità il
cittadino medio soffre i piaceri e i dolori di
una autocastrazione da futuro incerto e
tenebroso.
Ebbene, è così: nella terra dell'ottimismo a
tutti i costi, degli inevitabili "Happy
end", degli ingenui e zuccherosi idealisti,
dei don Chisciotte in jeans lancia in resta
contro i cattivi e dai solidi bilanci comunque in
attivo, proprio laggiù, per imperscrutabili
labirinti di autopunizione e di indecifrabili
paure chissà da quanto sopite, il felice popolo
dei liberatori, dei rudi e leali cow-boys, dei
coraggiosi astronauti, è diventato un popolo di
annichiliti spettatori che si crogiola e si
fustiga nell'attesa del fatale, apocalittico
sterminio! La serie dei film è praticamente
infinita, un esercito di sadici sceneggiatori
ogni giorno ne sfornano uno per l'orgia
spettacolare di un ormai imbarazzante masochismo:
se non è il pianeta che sbrocca da sé è un
dannato asteroide che ci punta, se non è
un'invasione di crudelissimi alieni è un nuovo
diluvio universale o magari una schifosa epidemia
incontrollabile...
Ma da chi o da che cosa questo ex-felice paese
vuole punirsi? Perché invoca continuamente quasi
con lascivia la terribile scimitarra divina?...
Forse per antiche sopraffazioni e ingiustizie
perpetrate sempre in nome dell'equivoca libertà?
Forse pr delitti e oscure trame nascosti sotto il
tappeto? O non è una specie di catastrofica
liberazione invocata dalla corrotta
metropoli-gomorra dove di tutto si fa merce in
nome del fondamentale profitto?... E se fosse
ormai un incubo ricorrente per esorcizzare
l'orrore di un indimenticabile 11 Settembre?
Certe ferite sono indelebili e lasciano
strascichi che è difficile superare. Penso ai
reduci dei campi di sterminio che non riuscirono
a dimenticare e a ritornare a una vita serena
(qualcuno si è suicidato), penso agli incubi dei
giapponesi dopo Hiroshima e alla loro filmografia
postbellica popolata di mostri orrendi. Penso
anche ai disadattati reduci del Vietnam coi loro
fantasmi e i loro rimorsi.
Ogni ferita lascia una cicatrice più o meno
dolorosa... Ma l'alluvione, l'onda anomala dei
film-catastrofe è ormai nell'ordine della
quotidianità, della routine, quasi una frenesia
compulsiva, irrefrenabile.
Francamente, senza voler rubare il mestiere e le
necessarie diagnosi agli agguerriti psicologi,
noialtri della vecchia Europa (ahimè... quanto
carichi di ferite e rimorsi secolari!) ci
rifiutiamo decisamente alla guercia e iettatoria
manìa di chi ci perseguita con l'implacabile:
Ricordati fratello che devi
morire.
Si, lo sappiamo
bene, ed è per questo che amiamo tenacemente la
vita, magari non ricambiati, nonostante tutto,
senza volerla inquinare con tetre e
punitive autoinquisizioni, abbiamo imparato ad
amarla giorno per giorno, fino all'ultimo
respiro!
Luigi M. Bruno
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