ex-@rt magazine 
oltre l'arte n. 3
settembre - dicembre 2001

Beni Culturali - Bordline
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INTERNET E I TALEBANI

Leggiamo (26 agosto 2001) che in Afghanistan i Talebani, dopo aver vietato la televisione, la radio, la musica e il ballo (oltre a tutto il resto che sappiamo), hanno ufficialmente vietato l'uso di Internet. Il mese scorso erano stati chiusi i 400 cybercafè, gli unici posti pubblici da dove era possibile connettersi, ora il bando è totale. A vietare le connessioni è stato un decreto della suprema autorità dei fondamentalisti islamici al potere, il mullah Mohammad Omar, quello che per intenderci ha fatto distruggere con la dinamite le gigantesche statue di Buddha di Bamyian. Sulla base del decreto, l'unica connessione a Internet permessa sarà nell'ufficio dello stesso Omar, in modo che l'accesso sia riservato a persone di fiducia. Tutti gli uffici governativi che dovessero per motivi di servizio collegarsi in rete dovranno presentare richiesta scritta a Omar, ma il decreto sarà applicato con estremo rigore: "Il Dipartimento delle comunicazioni ha l'ordine di adottare misure che rendano impossibile l'uso di Internet", chiarisce la direttiva ufficiale, mentre alla sorveglianza provvede il Ministero per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio (leggi: la polizia religiosa). Compito non difficile, visto che le linee telefoniche verso l'estero sono poche e le varie organizzazioni di volontariato internazionale usano telefoni satellitari.

Di per sé la notizia non è sorprendente: se Internet non era stata messa al bando prima si deve forse alla scarsa dimestichezza dei Talebani con il nuovo mezzo. Per anni nei nostri uffici abbiamo allegramente scavalcato il protocollo corrispondendo con mezzo mondo, prima che il web divenisse cultura comune anche in Italia. Per anni il famoso servizio "anonymous.fi" serviva a coprire l'identità di decine di dissidenti sovietici, le connessioni in rete essendo concentrate nelle università e negli istituti di ricerca. E' noto come la rete permetta a chi opera in paesi dove le libertà civili sono limitate di comunicare con l'esterno, e neanche la più sistematica delle censure potrebbe leggersi le milioni di e-mail spedite ogni giorno, e nei grandi numeri qualcosa sfugge sempre. Per questo i paesi che insistono sull'isolamento - pensiamo alla Birmania (o Myanmar) o a certi paesi arabi - tendono a limitare l'uso di Internet. A vietarlo ci sono riusciti solo i Talebani, ma un paese come il loro non è ripetibile: enorme, devastato da vent'anni di guerra, povero di comunicazioni e strettamente controllato non è chiaro per quanto tempo ancora da un gruppo di potere sui generis.

Ormai l'isolamento non è più possibile in nessuna parte del mondo. E Internet aiuta a superarlo. Questo da solo ripaga di tutti gli effetti collaterali che in genere si attribuiscono alla rete. Amen.

Marco Pasquali