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INTERNET E I TALEBANI
Leggiamo (26 agosto 2001) che in Afghanistan i Talebani,
dopo aver vietato la televisione, la radio, la musica e
il ballo (oltre a tutto il resto che sappiamo), hanno
ufficialmente vietato l'uso di Internet. Il mese scorso
erano stati chiusi i 400 cybercafè, gli unici posti
pubblici da dove era possibile connettersi, ora il bando
è totale. A vietare le connessioni è stato un decreto
della suprema autorità dei fondamentalisti islamici al
potere, il mullah Mohammad Omar, quello che per
intenderci ha fatto distruggere con la dinamite le
gigantesche statue di Buddha di Bamyian. Sulla base del
decreto, l'unica connessione a Internet permessa sarà
nell'ufficio dello stesso Omar, in modo che l'accesso sia
riservato a persone di fiducia. Tutti gli uffici
governativi che dovessero per motivi di servizio
collegarsi in rete dovranno presentare richiesta scritta
a Omar, ma il decreto sarà applicato con estremo rigore:
"Il Dipartimento delle comunicazioni ha l'ordine di
adottare misure che rendano impossibile l'uso di
Internet", chiarisce la direttiva ufficiale, mentre
alla sorveglianza provvede il Ministero per la promozione
della virtù e la prevenzione del vizio (leggi: la
polizia religiosa). Compito non difficile, visto che le
linee telefoniche verso l'estero sono poche e le varie
organizzazioni di volontariato internazionale usano
telefoni satellitari.
Di per sé la notizia non è sorprendente: se Internet
non era stata messa al bando prima si deve forse alla
scarsa dimestichezza dei Talebani con il nuovo mezzo. Per
anni nei nostri uffici abbiamo allegramente scavalcato il
protocollo corrispondendo con mezzo mondo, prima che il
web divenisse cultura comune anche in Italia. Per anni il
famoso servizio "anonymous.fi" serviva a
coprire l'identità di decine di dissidenti sovietici, le
connessioni in rete essendo concentrate nelle università
e negli istituti di ricerca. E' noto come la rete
permetta a chi opera in paesi dove le libertà civili
sono limitate di comunicare con l'esterno, e neanche la
più sistematica delle censure potrebbe leggersi le
milioni di e-mail spedite ogni giorno, e nei grandi
numeri qualcosa sfugge sempre. Per questo i paesi che
insistono sull'isolamento - pensiamo alla Birmania (o
Myanmar) o a certi paesi arabi - tendono a limitare l'uso
di Internet. A vietarlo ci sono riusciti solo i Talebani,
ma un paese come il loro non è ripetibile: enorme,
devastato da vent'anni di guerra, povero di comunicazioni
e strettamente controllato non è chiaro per quanto tempo
ancora da un gruppo di potere sui generis.
Ormai l'isolamento non è più possibile in nessuna parte
del mondo. E Internet aiuta a superarlo. Questo da solo
ripaga di tutti gli effetti collaterali che in genere si
attribuiscono alla rete. Amen.
Marco
Pasquali
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