ex-@rt magazine 
oltre l'arte n. 2
maggio - agosto 2001
Beni Culturali - Bordline
bordline contemporanea beni culturali



Molte altre informazioni si possono recuperare in Internet:
www.genoa-g8.org/
www.ecn.org/antig8/
www.ecn.org/nog8/
www.tutebianche.org/
www.peacelink.it/users/controg8/
www.esteri.it/g8/index.htm
www.g8agenova.it/
www.cittadinitalia.it/


DOPO GENOVA

Scrivere di quanto è successo a Genova forse aggiunge poco alle migliaia di parole e immagini di questi pochi giorni, ma è un dovere civile. Non è il caso di ripetere o commentare quanto si è visto in televisione e letto sui giornali, ma è ora possibile valutare meglio l'insieme.

La prima osservazione: al G8 è stato dato fin dall'inizio un eccessivo valore simbolico. Riunire in un posto solo tutti i grandi della Terra per decidere del futuro dell'umanità, dell'economia mondiale e dell'ambiente, ha sicuramente una valenza enorme. Ma a questo punto assumono un forte valore simbolico anche tutti gli atti che a quel processo si oppongono, atti ripresi in diretta da decine di telecamere che ritrasmettono in tutto il mondo le tue azioni. Anche questa è globalizzazione.
Un altro motivo della violenza dello scontro è stata la separazione netta fra il dentro e il fuori. La nota zona rossa è stata letteralmente sigillata e ostentata come fortezza, col risultato di favorire da un lato la classica sindrome d'assedio, dall'altro di alzare il livello dello scontro. La mediazione è stata cercata tardi e male, sopravvalutando anche la capacità di dialogo con un fronte formato da quasi ottocento sigle. Ma se troppa era la distanza fra interno ed esterno, penetrare nella fortezza diventava a quel punto l'obiettivo simbolico supremo. Ma proprio per difendere la fortezza assediata e proteggere chi ci stava dentro, si è trascurato tutto quello che stava al di là del muro. La città è stata di fatto devastata da elementi che nessuno aveva controllato e che nessuno - a cominciare dal Genova Social Forum stesso - poteva controllare. Ma rivedendo tutte le immagini girate in quei giorni, comprese quelle catturate da videocamere tascabili, risulta evidente la mancanza di una strategia precisa da parte delle forze di polizia: sortite affrettate o tardive, dispersione di forze, interventi scoordinati, scontri durissimi ma privi di un piano preciso. Tutto questo perché il grosso delle forze era concentrato in difesa della grande muraglia e dell'esterno in realtà non gliene fregava niente a nessuno. C'è persino da chiedersi se non sia stata una manovra per costringere i guardiani a uscire fuori del castello e indebolire la muraglia. L'assalto notturno alla scuola-dormitorio sembra poi davvero uno sfogo concesso alla truppa più che un'operazione di polizia nel senso stretto. E poi, perché non prevenire piuttosto che reprimere tardi e male? Perquisire e controllare poteva essere fatto anche prima, magari tenendo aperte proprio le stazioni ferroviarie stupidamente chiuse. Importantissimo a questo punto è mettere insieme tutta la documentazione disponibile e renderla pubblica.
Vista dalla parte del movimento, la situazione non era facilmente gestibile, vista anche la scarsa esperienza dei suoi leader, la mancanza di un vero servizio d'ordine e l'eccessiva frammentazione del fronte antiglobalizzazione. Non è certo la prima volta che una "massa di dimostranti" pacifici si trova tra l'incudine e il martello - chi scrive ne ha viste tante - e il futuro stesso del GSF si gioca proprio sulla capacità di non cadere nella solita doppia trappola: se da un lato i duri del blocco nero sfruttano la "massa" come copertura, navigando comunque in quella zona grigia che esiste in tutti i grandi movimenti, dall'altro il governo ha tutto l'interesse a screditare un movimento di massa e tenerne lontani i simpatizzanti. Il trucco - ben oliato - consiste nel favorire ed evidenziare i disordini di piazza e allontanare così le eventuali simpatie della gente comune, genericamente umanitaria e progressista ma "culturalmente" incapace di distinguere il dimostrante pacifico da quello distruttivo o dall'aspirante terrorista.
Eppure nel G8 si è discusso seriamente e positivamente. Si può non accettare l'idea che esista un solo modello di sviluppo, ma senza dubbio le discussioni a Genova ci sono state e hanno coinvolto anche paesi poveri e istituzioni umanitarie. Quanto deciso è di grande importanza comunque. Ma nella nostra memoria resteranno soprattutto le immagini di morte e distruzione trasmesse in diretta.
Infine, fa un po' sorridere la sede del prossimo G8: un luogo sperduto fra le Montagne Rocciose, con una sola strada di accesso, a meno di non infiltrarsi con un trekking nella foresta. E all'ordine pubblico penseranno naturalmente gli orsi.

Marco Pasquali