(1) Comunicazione e marketing della biblioteca / G. Di
Domenico; M. Rosco. Milano: Bibliografica, 1998. Vedi
alla p.132, tab.15.
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CATALIZZATORI
Un aspetto interessante e inquietante dell'anno appena
trascorso è stata la presenza di due avvenimenti che ne
hanno scatenati altri: la visita di Sharon alla spianata
delle moschee di Gerusalemme e la visita di Haider a
Roma. In entrambi i casi quella che è stata presentata
come una visita turistica è diventata di fatto il
catalizzatore per crisi più gravi. Nel primo caso quanto
avviene ora a Gerusalemme è ogni giorno in prima pagina,
mentre in Italia la situazione è presto ritornata calma.
Ma non è detto che lo resti in futuro.
In entrambi i casi i protagonisti si sono presentati come
comuni turisti pur sapendo di non esserlo. Non solo: pur
se ingabbiati in un rigido protocollo diplomatico, hanno
ribadito apertamente la dimensione politica della loro
visita. Morale: entrambi hanno scatenato un conflitto
latente.
Il problema è infatti proprio questo: il conflitto non
aveva avuto modo di esternarsi, censurato com'era da
ottimismo di facciata e controllo politico generalizzato.
Ma se è bastato tanto poco per rompere un equilibrio,
significa che esso era precario e che la rimozione non
paga. In entrambi i casi - la questione palestinese da
una parte e l'immigrazione dall'altra - si è voluto per
un periodo abbastanza lungo presentare per armonica e
solubile una situazione invece conflittuale. Ma a questo
punto c'è solo da chiedersi se una serena discussione
avesse avuto realmente modo di esprimersi per i normali
canali informativi, o piuttosto, che una gestione
politica dell'informazione fosse più attenta a mantenere
un equilibrio, a smussare i toni polemici e di fatto
censurare la critica dal basso.
Ma al di là di questa facile osservazione, c'è n'è
un'altra: non si riconosce il valore del conflitto. Se
serve a impostare dinamicamente i problemi, a valutare
forze e posizioni ideologiche, a gestire un negoziato e-
paradossalmente - a conoscersi meglio, il conflitto ha un
valore dialettico, come ha valore il cambiamento rispetto
a un equilibrio cristallizzato. Persino i manuali
aziendali distinguono ormai i conflitti "vissuti
come minacce di rottura" da quelli "vissuti
come opportunità di arricchimento" (1). Sia chiaro
che sempre conflitto rimane. Ma negarne o rimuoverne
l'esistenza stessa non è scelta pagante, per lo meno sui
tempi lunghi. E la società si muove sempre su tempi
lunghi.
Marco
Pasquali
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