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2003

Beni Culturali - Bordline
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Sommario



 




CROCIFISSI e MEZZELUNE

La vicenda del crocifisso fatto levare dal magistrato su richiesta di Adel Smith non deve sorprendere più di tanto: il confronto con gli islamisti è già avvenuto in Francia e in Germania e noi italiani siamo sempre gli sprovveduti che non imparano mai niente dagli altri. Possiamo invece fin d’ora prevedere la prossima mossa degli islamisti: l’aggressiva ostentazione del chador da parte di alcune studentesse di scuola secondaria. L’hanno fatto per anni in Francia e l’Italia non è lontana. Per la cronaca quelle studentesse sono state ora espulse, ora riammesse, fin quando non si sono diplomate e son quindi uscite di scena. Ma resta esemplare la sentenza del tribunale di Parigi: quelle ragazze dovevano essere riammesse nella scuola pubblica perché solo lì potevano avere la possibilità di confrontare le loro idee con quelle degli altri. Quanto poi giovi all’Islam europeizzato un atteggiamento aggressivo verso la cultura del paese ospite e quanta reciprocità esista nei paesi islamici verso i cristiani è un ottimo argomento di discussione. Non si può chiedere l’abolizione della Giostra del Saracino in nome del politically correct senza provocare almeno all’inizio polemiche feroci, specialmente quando gli animatori sono italiani convertiti che per formazione politica estremista o semplicemente per eccesso di zelo lavorano per il nemico o presunto tale. Ma sia detto per inciso: negli ultimi anni la religione cattolica ha indebolito molto la presa sulla società italiana. Lo dimostra da sola la demografia, lo dimostrano le chiese vuote, lo dimostrano proprio quei crocifissi levati dalle aule o dai locali pubblici nell’indifferenza di tutti, per non parlare del Cristo ritrovato nella spazzatura a Tor Vergata. La reazione in questo caso si è verificata perché c’era stato un attacco violento: qualsiasi comunità minacciata dall’esterno serra le fila.

Ma Adel Smith chi è e quanto conta realmente nell’Islam italiano? La biografia recente sembra indubbiamente quella di un provocatore e la televisione sembra la sua palestra preferita (cercare in http://search.virgilio.it/ la voce Adel Smith).
In realtà le scuole islamiche in Italia hanno elaborato una strategia di penetrazione che esclude atteggiamenti aggressivi e quindi controproducenti. Un paese già xenofobo richiede tatto, e lo dimostra il sito www.islamitalia.it.
Quando poi alla Grande Moschea di Roma è arrivato un imam egiziano radicale, il foglio di via è partito proprio dalle ambasciate dei paesi islamici che quella moschea finanziano. Meglio dunque incoraggiare il dialogo fra religioni, i matrimoni misti, le conversioni e chiedere intanto il rispetto di quei diritti civili che nessuna democrazia europea può negare. Rispetto, si badi, e non tolleranza: il primo presuppone come base una conoscenza reciproca dell’altro e delle sue esigenze profonde, laddove la tolleranza è poco più di una concessione che non implica particolari sforzi culturali. In ogni caso l’appello del presidente della Repubblica è stato tempestivo quanto curioso: da un lato si è preconizzata l’evoluzione del diritto (normale in una società dinamica e democratica), dall’altro si è ribadita un’identità storica cristiana raramente ostentata negli ultimi vent’anni.

Sarebbe comunque ora che di certe questioni se ne occupasse seriamente e in anticipo la Corte costituzionale. Un paio d’anni fa a Torino una funzionaria dell’anagrafe concesse a una donna islamica di poter mettere sui documenti la foto tessera con il volto velato, scatenando l’ira della questura e pure del consolato del Marocco, visto che neanche lì quel tipo di foto era legale. Anche ora tutto è partito dall’iniziativa di un singolo, un magistrato che finora si occupava di fallimenti (!), senza tener conto di una legge vigente che risale sì al 1924, ma che nessun parlamento ha finora modificato. Ma siamo ancora all’inizio. E’ chiaro che in una democrazia l’evoluzione giuridica è continua – si vedano i diritti dei gay o delle coppie di fatto. Ma è giusto che se ne occupi il Parlamento.

Marco Pasquali
9 novembre 2003