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CROCIFISSI e MEZZELUNE
La vicenda del crocifisso fatto levare dal magistrato su richiesta di
Adel Smith non deve sorprendere più di tanto: il confronto con gli
islamisti è già avvenuto in Francia e in Germania e noi italiani siamo
sempre gli sprovveduti che non imparano mai niente dagli altri. Possiamo
invece fin d’ora prevedere la prossima mossa degli islamisti:
l’aggressiva ostentazione del chador da parte di alcune studentesse di
scuola secondaria. L’hanno fatto per anni in Francia e l’Italia non è
lontana. Per la cronaca quelle studentesse sono state ora espulse, ora
riammesse, fin quando non si sono diplomate e son quindi uscite di
scena. Ma resta esemplare la sentenza del tribunale di Parigi: quelle
ragazze dovevano essere riammesse nella scuola pubblica perché solo lì
potevano avere la possibilità di confrontare le loro idee con quelle
degli altri. Quanto poi giovi all’Islam europeizzato un atteggiamento
aggressivo verso la cultura del paese ospite e quanta reciprocità esista
nei paesi islamici verso i cristiani è un ottimo argomento di
discussione. Non si può chiedere l’abolizione della Giostra del Saracino
in nome del politically correct senza provocare almeno all’inizio
polemiche feroci, specialmente quando gli animatori sono italiani
convertiti che per formazione politica estremista o semplicemente per
eccesso di zelo lavorano per il nemico o presunto tale. Ma sia detto per
inciso: negli ultimi anni la religione cattolica ha indebolito molto la
presa sulla società italiana. Lo dimostra da sola la demografia, lo
dimostrano le chiese vuote, lo dimostrano proprio quei crocifissi levati
dalle aule o dai locali pubblici nell’indifferenza di tutti, per non
parlare del Cristo ritrovato nella spazzatura a Tor Vergata. La reazione
in questo caso si è verificata perché c’era stato un attacco violento:
qualsiasi comunità minacciata dall’esterno serra le fila.
Ma Adel Smith chi è e quanto conta realmente nell’Islam italiano? La
biografia recente sembra indubbiamente quella di un provocatore e la
televisione sembra la sua palestra preferita (cercare in
http://search.virgilio.it/ la
voce Adel Smith).
In realtà le scuole islamiche in Italia hanno elaborato una strategia di
penetrazione che esclude atteggiamenti aggressivi e quindi
controproducenti. Un paese già xenofobo richiede tatto, e lo dimostra il
sito www.islamitalia.it.
Quando poi alla Grande Moschea di Roma è arrivato un imam egiziano
radicale, il foglio di via è partito proprio dalle ambasciate dei paesi
islamici che quella moschea finanziano. Meglio dunque incoraggiare il
dialogo fra religioni, i matrimoni misti, le conversioni e chiedere
intanto il rispetto di quei diritti civili che nessuna democrazia
europea può negare. Rispetto, si badi, e non tolleranza: il primo
presuppone come base una conoscenza reciproca dell’altro e delle sue
esigenze profonde, laddove la tolleranza è poco più di una concessione
che non implica particolari sforzi culturali. In ogni caso l’appello del
presidente della Repubblica è stato tempestivo quanto curioso: da un
lato si è preconizzata l’evoluzione del diritto (normale in una società
dinamica e democratica), dall’altro si è ribadita un’identità storica
cristiana raramente ostentata negli ultimi vent’anni.
Sarebbe comunque ora che di certe questioni se ne occupasse seriamente e
in anticipo la Corte costituzionale. Un paio d’anni fa a Torino una
funzionaria dell’anagrafe concesse a una donna islamica di poter mettere
sui documenti la foto tessera con il volto velato, scatenando l’ira
della questura e pure del consolato del Marocco, visto che neanche lì
quel tipo di foto era legale. Anche ora tutto è partito dall’iniziativa
di un singolo, un magistrato che finora si occupava di fallimenti (!),
senza tener conto di una legge vigente che risale sì al 1924, ma che
nessun parlamento ha finora modificato. Ma siamo ancora all’inizio. E’
chiaro che in una democrazia l’evoluzione giuridica è continua – si
vedano i diritti dei gay o delle coppie di fatto. Ma è giusto che se ne
occupi il Parlamento.
Marco
Pasquali
9 novembre 2003
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