BIENNALI

 


sommario

INDICE
 



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Venezia: Le Biennali

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Biennale 2019

58. Esposizione Internazionale d’Arte
May You Live In Interesting Times
Venezia, Giardini e Arsenale
Diversi punti della città
Dall’ 11 maggio al 24 novembre 2019

Informazioni:
https://www.labiennale.org/it
Venezia

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EVENTI

La biennale degli artisti viventi

Ralph Rugoff, direttore della Hayward Gallery di Londra dal 2006, una delle gallerie più importanti del Regno Unito è il curatore della 58° Esposizione Internazionale d’Arte, ci tiene molto a comunicare il dialogo con gli artisti viventi. La sua esperienza, anche a Londra, è stata quella di creatore di mostre con artisti immersi nel lavoro su temi complessi.
La mostra ‘May you live in interesting times’, vale a dire: ‘Che tu possa vivere in tempi interessanti’, comprende settantanove artisti di tutto il mondo per ognuna delle due sedi, Padiglione Centrale dei Giardini e Arsenale.
Il paradosso e la contraddizione le interpretazioni diverse dagli osservatori, sono un po’ il nucleo di questa edizione. Dal titolo si evince la speranza per il futuro, un futuro allegro come è stato nelle intenzioni del curatore, produrre una mostra allegra. Le tematiche di molte opere esposte vanno dall’accelerazione dei cambiamenti climatici all’impatto dei social media. Facendo riferimento al filosofo Cornelius Castoriadis, Rugoff sottolinea come la sostanza di tutta l’arte preveda lo sconfinato caos dell’essere. Un altro tema è la capacità di accogliere simultaneamente nel proprio pensiero due opinioni tra loro contrastanti, accettandole entrambe. Non è ciò che accade all’interno dello spazio espositivo, ad avere valenza ma il modo in cui il pubblico utilizza l’esperienza avuta nell’osservazione. Uno dei motivi che giustificano cosa vuol dire vivere in tempi interessanti.
Quattro i paesi presenti per la prima volta: Ghana, Madagascar, Malesia, Pakistan.

Il Padiglione Italia ha per titolo: ‘Nè altra Né questa. La sfida al labirinto’ a cura di Milovan Farronato che ha invitato tre artisti: Enrico David di Ancona (1966), Chiara Fumai di Roma (1978 – 2017), Liliana Moro di Milano (1961).
Farronato prende come spunto l’immaginazione di Jorge Luis Borges e Italo Calvino. Un labirinto di opere attraverso un percorso espositivo non lineare senza avere ansia di dover vedere tutto, come afferma lo stesso curatore.

Come ogni anno la Biennale comprende anche eventi collaterali, ventuno per la precisione e vari progetti speciali realizzati appositamente. Naturalmente non mancano i meetings on art: conversazioni, dibattiti e performance. Altro interessante appuntamento è il progetto Biennale Sessions e le attività ‘Educational’. L’evento biennale di Venezia, fortemente voluto dal Sindaco al fine di raccontare la narrazione della città, ha abituato, da lunghissimo tempo, il pubblico ad usufruire delle esposizioni di singoli artisti o di gruppi di artisti, disseminate nella città lagunare all’interno di musei e palazzi. Viene esplorato il tessuto urbano della città attraverso la storia e la mitologia. Il gruppo di sette artisti internazionali selezionati: Mirko Borsche, Lorenzo Dante Ferro, Sidival Fila, Ferzan Özpetek, Plastique Fantastique, Fabio Viale, Giorgos Koumentakis, ha catturato l’essenza di Venezia: immagini sacre, barche, bricole, acqua con i materiali che la caratterizzano come pietra, marmo, legno, corda e tessuto.

Gli eventi collaterali sono colmi di interessanti scoperte.
È il caso di Arshile Gorky, che fu notato dal pubblico europeo quando nel 1948 fu presentato dalla collezione di Peggy Guggenheim, nell’esposizione effettuata a Ca’ Pesaro.
Nella Fondazione Prada è presente Jannis Kounellis con la prima retrospettiva dopo la sua scomparsa. Settanta opere dalle famose tele bianche con segni, lettere e numeri fino alla più recente: due binari che sostengono sei strutture in ferro, il tema costante dell’artista: il viaggio.
Per la prima volta nella storia delle Gallerie dell’Accademia viene dedicata una esposizione di un artista vivente: George Baselitz con il suo linguaggio provocante e aggressivo attraverso lavori del passato.
A Palazzo Franchetti è invece in mostra il pittore francese Jean Dubuffet.
Le ‘colonne’ della statunitense Beverly Pepper nello spazio Thetis dell’Arsenale.
A Palazzo Grassi è presente Luc Tuymans che con più di ottanta opere ripercorre oltre trent’anni di produzione.
Si presenta con una nuova installazione, Philippe Parreno, all’Espace Louis Vuitton.
Al Museo Correr vengono esposti venticinque trittici in legno dorato con il lavoro dell’italiana Chiara Dynys. Per concludere questo panorama di esposizioni legate alla biennale, risulta presente al Palazzo Cavanis, il pugliese Pino Pascali che, oltre alle storiche sculture, presenta grafici di opere e un nutrito corpus fotografico.
Nel visionare, anche quest’anno la biennale, sono stato particolarmente interessato a una serie di eventi-esposizione. In Lawrence Abu Hamdan della Giordania e che opera a Beirut, è l’occhio privato a concentrarsi sulle politiche dell’ascolto, dell’impatto legale e religioso del suono, sulla voce umana e sul silenzio. I dipinti di Michael Armitage, del Kenya ma lavora a Londra, intersecano svariate trame narrative ambientate tra una realtà fantastica e il caos politico della vita moderna.
Henry Taylor degli USA dove lavora a Los Angeles, riempie le sue opere con una varietà di soggetti attraverso ritratti intimi di familiari e amici. Kaari Upson, sempre del padiglione USA dove lavora anche lei a Los Angeles, esplora l’identità di uno sconosciuto utilizzando installazioni di grandi dimensioni, dipinti, disegni e videoperformance.
Scene piatte, invece, nei dipinti di Njideka Akunyili Crosby della Nigeria ma lavora a Los Angeles. Scene comunque profonde grazie a porte e finestre che si aprono su spazi diversi.
In Alxandra Bircken la sua produzione ruota intorno alla forma umana. Inconsueta è la gamma dei materiali; dal silicio al collant di nylon, armi e ingranaggi, materiali come la lana, il cuoio, i rami.
È della Germania e lavora a Berlino. Carol Bove, Svizzera ma lavora a New York, nell’ambito del Modernismo, opera un linguaggio fatto di curve, ammaccature, notazioni, torsioni, increspature, grinze che animano tutta la superficie scultorea. Ci sono anche i dipinti figurativi di Nicole Eisenman della Francia che lavora a New York. I suoi lavori hanno preso in prestito le composizioni degli interni di Johannes Vermeer. La sensualità delle sue figure è un’unione tra François Boucher e Otto Dix.
Lara Favaretto, di Treviso ma lavora a Torino, opera con la scultura e l’installazione esprimendosi spesso attraverso humor nero e irriverente.
Questo che ho descritto è, chiaramente, solo una parte dell’intera manifestazione che testimonia l’ampia scelta che si ha nell’osservare questa nuova produzione artistica.

Felice visione per chi lo vorrà.

Paolo Cazzella
o della Joie de Vivre