|
CONTEMPORANEA
Arte e
Artisti a Roma |
Sezione
Arte: PITTURA
|
EVA SHUNK
Breve
Nota Biografica
Eva Shunk nasce in Baviera nel 1950. Fino alla
metà degli anni Settanta vive a Monaco,
ultimando nella città tedesca i suoi studi nel
campo dell'arte e della moda.
Nel 1976 si trasferisce a Roma, dove, alcuni anni
dopo, inizia la sua esperienza artistica. Nella
prima metà degli anni Novanta frequenta
l'atelier di pittura del maestro Jagnocco. Dal
1994 ha esposto le sue opere in personali e
collettive a Trieste, Cortemaggiore, San Remo,
Avellino, Roma, Tarquinia, e in Germania, a
Fussen e Gilching.
Cliccate sulle
miniature per ingrandire le immagini.
Breve
Nota Critica
Eva Shunk offre in questo suo percorso una chiave
per indagare la realtà lucida laica lontana da
ogni forma di accademismo o finto
intellettualismo.
I personaggi-manichini che animano le tele
dell'artista raccontano il vario inventario di
emozioni e stati d'animo dall'afflato universale,
mai particolaristico o parziale.
Ogni tela è una storia in sé compiuita, finita;
essa ha un inizio, uno sviluppo ed una fine. Eva
gioca con i suoi manichini come se fossero degli
ingranaggi di un sistema preordinato e
predefinito, dove ognuno trova il suo posto non
per libera scelta ma per ineluttabile e beffardo
gioco del Destino. I suoi anonimi protagonisti,
le sue pennallate brevi veloci corpose, i suoi
colori inqiueti calibrano pagina dopo pagina un
"racconto della vita" il cui delicato
equilibrio si definisce in pochi essenziali piani
ed in una semplice scelta cromatica di base.
Questi gli strumenti usati da Eva per cercare e
per individuare la sua personalissima idea di
spazio. Uno spazio che esiste all'interno di una
dimensione a-temporale dove le immagini-manichini
trovano giustificazione "altra" dalla
loro esistenza di soggetti strutturanti la
composizione. Lo spazio studiato e percepito da
Eva è uno spazio che trova il suo codice
genetico nelle complesse vicende dell'arte di
questo secolo. Questa ultima produzione
dell'artista sembra infatti nutrirsi alle fonti
delle avanguardie storiche, cui i vaghi accenni
al mondo metafisico di de Chirico o alle
aggressive tavolozze care agli espressionisti
costutiscono il suo primo punto di riferimento.
Ma in queste tele entrano in gioco vicende più
complicate del mero richiamo all'arte di decenni
passati. Entra in gioco la concezione stessa del
fare artistico in questo ultimo spiraglio di
secolo che si interroga sul ruolo e sulla
funzione dell'arte: non più mimesi della
realtà, non più surrogato di un'Idea; ma forse
sintesi di Realtà e di Idea non subordinata a
categorie fisse ed immobili ma fluente ed
indagante il complesso ordine di cose che questa
fine millennio lascia in eredità. La
reiterazione delle immagini/manichini -
reiterazione del disegno e del colore - si deve
allora leggere come una eco martellante, un voler
sottolineare con fermezza l'intensità del
messaggio che trova quindi forza ed essenza
proprio nella stessa ripetizione del
modulo/manichino. Nella nostra realtà di
immagini persistenti veloci stereotipate, Eva ha
creato un suo mondo di "manichini
modulari" con i quali tesse la tela di una
realtà emozionale che trova in dipinti come Il
Sacrificio o La Solitudine una delle massime e
più compiute espressioni del suo fare artistico.
Consuelo
Lollobrigida
Torna
all'indice
|