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CONTEMPORANEA
Arte e
Artisti a Roma |
Sezione
Arte: FOTOGRAFIA
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MARIA ORIOLI
Breve
Nota Biografica
Maria Orioli nasce a Pola. Dopo aver vissuto a
Venezia, si trasferisce da giovane a Roma, dove
attualmente vive e lavora. Dopo essersi laureata
in lettere e aver dedicato buona parte della sua
vita all'insegnamento, ha nel tempo sempre più
approfondito la sua vera passione: la fotografia.
Nel 1963/64 ha collaborato a "IL MONDO"
di Mario Pannunzio. Da quasi 40 anni espone i
suoi lavori in tutta Italia., tra cui si
segnalano nel 1963 "Periferia Romana"
alla Biblioteca Comunale di Milano; nel
1980-85-88 "Paesaggi" al
"Fotogramma" di Roma e nel 1991 allo
Studio Casile di Milano; nel 1995
"Francia-frammenti visivi" alla
galleria "Yanika" di Roma; nel 1998
"Immobilità e silenzio" alla galleria
"Palladio" di Roma. Hanno scritto di
lei Giuseppe Turroni, Luigi paolo Finizio,
Gabriella Leto, Udo Steigner, Renato Casarotto,
Vincenzo Fazio.
Cliccate sulle
miniature per ingrandire le immagini.

Breve
Nota Critica
La fotografia è un attimo rubato al tempo.
Fermato per sempre sulla carta, il tempo,
imbrigliato nel suo scorrere, ci racconta le cose
al momento dello scatto.
Quell'attimo, ormai scorso, si è fermato sulla
carta, e ci racconta di un passato, vicino o
remoto, che, ora e domani, torna a scorrere e
passare.
Una statua, scultura o monumento, è un attimo in
tre dimensioni, più lo spazio che la avvolge. E'
un qualcosa di assolutamente immobile e
silenzioso.
Eppure, nel suo assoluto, torna ad essere così
presente da far parlare di sè anche lo spazio
che lo circonda. Dinamismo o staticità. Azione o
immobilità. Silenzio o note.
Una statua, ferma sul suo piedistallo, non si
muove, è ferma ed immobile, per sempre.
Può però accadere che, come in questi giorni
accade, il tempo, nel suo scorrere si sia fermato
a dialogare con le statue. Come a teatro, come in
un museo, come in una vetrina. Quell'attimo per
sempre immobile, scrutato ed indagato nella sua
assolutezza, viene delicatamente scosso, come una
clessidra ruotata, lasciandosi penetrare e
nuovamente definire, senza perdere
quell'equilibrio assoluto. Maria Orioli è
l'artefice discreta di questo silenzioso dialogo,
di questo elegante bisbiglio che accarezza le sue
fotografie.
Giuseppe Ametrano
... La Orioli in
queste imlmagini fatte di musica ci parla a bassa
voce. Ci fa immergere nell'oblio d'immensi spazi
nevosi senza chiassosità o prepotenti rumori.
Grandi fotografi, dagli Alinari ai Brogi ai
fratelli d'Alessandri, si sono cimentati
nell'interpretare, tra documentazione e
realizzazione artistica, la scultura. Maria
Orioli coglie e ferma lo sguardo: le statue
riprendono forma nello spazio, fondendosi e
creando immagine nell'immagine. Più che in
costruzioni visive in costruzioni di atmosfere,
Maria afferra nella pietra, addomesticata e
divinizzata dall'uomo, un rapporto tra vita,
materia e ambiente. Quindi una lettura dell'arte
non avulsa, ma in diretto rapporto luogomemoria.
Eleganza, forza, limpida melanconia nello sguardo
al difficile soggetto della staticità, è quello
che ci sussurra Maria Orioli nelle sue
fotografie.
Vincenzo Fazio
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