Maria Grazia Lunghi
Breve
Nota Biografica
Nata a Roma, inizia a dipingere con continuità a partire alla
fine degli anni ‘70. Un primo periodo è dedicato alla pittura a
tempera su tavola, con soggetti figurativi ripresi dalla natura
e riproposti in tono fantastico. Nel 1976 si laurea in pedagogia
presso la Facolta’ di Magistero dell’Università di Roma La
Sapienza. Negli anni ‘80 fa parte del gruppo di artisti
Magazzini generali, che organizza una serie di mostre dal titolo
Reinventare i luoghi dell’arte. Dal 1989 al 1991 frequenta la
Scuola del nudo all’Accademia di Belle Arti di Roma. Nella
seconda metà degli anni ‘80 introduce l’olio nelle sue opere,
trattate spesso con la materia (seta, sabbia, fili di tessuto).
I soggetti, pur rimanendo figurativi, acquisiscono echi e
aperture informali. Dagli inizi degli anni ‘90 produce tele ad
olio con soggetti figurativi tratti da esperienze di viaggio e
sempre più la sua attività si lega a tematiche di carattere
sociale, con la partecipazione ad iniziative promosse in tal
senso. Dal 1978 espone con continuità le sue opere in mostre
personali e collettive, e partecipa a concorsi a livello
nazionale e internazionale.
Cliccate sulle
miniature per ingrandire le immagini.
Breve
Nota Critica
Alcune critiche
“… E nasce una pittura chiara, solare, limpida che carezza
l’anima. I passaggi sono tanti e complessi, astratto,
fantastico, figurativo e poi ancora tutto dall’inizio a
riprendere il suo dialogo non già con il visto, ma con il
pensato”
(Aldo Riso)
“… Semplicità di dettato e chiarezza camminano di pari passo in
una pittura che ama il suo repertorio cromatico più che la sua
minuziosa descrizione”
(Duccio Trombadori)
“…L'esigenza di comunicazione diretta, non mediata da percorsi
obbligati, si riflette nella sua esperienza pittorica che, fin
da allora, offre a chi osserva la possibilita' di ripercorrere
con immediatezza la sua avventura interiore: una tendenza
all'espressione confidenziale dei propri stati emotivi, che si
trasmette attraverso immagini forti, incisive, crude. Immagini
di cose, oggetti, elementi comunque riconoscibili anche se
inseriti in un contesto ambiguo, evanescente, costellato di
piccole macchie incongrue, di sottile inquietudine”
(Sergio Caldaretti)
“… Tutto ha luogo in brevissimi spazi, dove l’olio su tela
compie il rito convergente tra memoria e ricerca. La forma a
tratti è pietra dura, cielo o carne, e sfugge alle definizioni
composte. Qui la bravura, in un complesso e sfuggente
dispiegarsi di idee che oltrepassano la linea della fisica pur
dilatandosi in essa”
(Maria Teresa Palitta)
Torna
all'indice
|