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CONTEMPORANEA
Arte e
Artisti a Roma |
Sezione
Arte: PITTURA
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MARIANGELA
CAPUANO
Breve
Nota Biografica
Mariangela Capuano - pittrice, scenografa,
arredatrice - è nata a Roma.
Vive e opera a Roma. Studi: Liceo Artistico,
Accademia di Belle Arti,
Architettura. Attività: Grafica e Illustrazione
per ragazzi in giornali e libri (Corriere dei
Piccoli, Vitt, Unità, Paese Sera e per edizioni
f.lli Campi, D'Anna, Rizzoli); dal 1970 lavora
come scenografa di teatro con Enrico Job, Luca
Ronconi (per il quale ha diretto la sezione di
scenotecnica del Laboratorio di Prato dal 1974 al
1977 e collaborato con Gae Aulenti a LE BACCANTI,
CALDERON, di P.P.Pasolini, LA TORRE di H. von
Hofmannsthal), Massimo Luconi, Lisi
Natoli,Rosalia Polizzi, Pino Quartullo, Riccardo
Reim. Dallo stesso 1970 affianca al teatro il
cinema, sia nel circuito di sala che in quello
televisivo, con i registi, tra gli altri, Daniele
Costantini, Roberto Giannarelli, Livia Gianpalmo,
Simona Izzo, Luca Manfredi, Pino Quartullo,
Stefano Reali, Giancarlo Scarchilli, Massimo
Spano, Ricky Tognazzi. Dal 1994 cura inoltre la
Scenografia e l'Immagine di Conventions e
Meetings della Industria Farmaceutica Pfizer a
Barcellona, Ginevra, Ischia, Los Angeles, Nizza,
Roma, Taormina,Vienna.
Mariangela Capuano dipinge fin dall'adolescenza.
Suo primo maestro, il pittore fiorentino Sirio
Salimbeni la iniziò alla tecnica dell'olio poi,
a Roma, è allieva di Mino Maccari e Luigi
Montanarini. Partita da esperienze figurative
(nature morte, paesaggi e soprattutto ritratti),
la Capuano ha attraversato brevemente la stagione
Informale, esponendo in mostre collettive, tra
cui le Quadriennali romane. E' seguito un periodo
dedicato in particolare alla grafica (disegno e
incisione). Dalla fine degli anni Ottanta si è
nuovamente accostata alla pittura, alternando
l'olio ai colori acrilici, usati questi ultimi
nelle opere della personale realizzata nel
novembre 1999 alla galleria Palladio di Roma.
Cliccate sulle
miniature per ingrandire le immagini.
Breve
Nota Critica
Mariangela, perché i pavimenti? E' una abitudine
visiva. Comincio a guardare le persone dai piedi,
anche se disegno una figura spesso inizio dai
piedi. Ma c'è un altro motivo, di occasione. Era
il 1993. Incombeva su di noi la minaccia di
sfratto. Non è facile uscire dalla casa dove si
è nati. Dovevo portarmene via un pezzo che me la
ricordasse. Il suolo è la cosa che un bambino ha
più vicino, poi questo contatto si allenta. Io
volli recuperarlo, dipingendolo. Ho esteso il
discorso dalla casa al mio quartiere,
l'Esquilino, di cui conosco ogni pietra: il
pavimento di Santa Maria Maggiore, dove sentivo
la Messa di Natale, i marciapiedi delle strade.
Alcuni non ci sono più, quello di via Farini
l'hanno levato da poco. I pavimenti portano
impressa la mia vita. Nel quadro Colle Oppio:
racconto di guerra il soggetto è legato a un
episodio di quegli anni, che seppi da mia madre.
Insomma il mio tema preferito vale per me come
pagine di diario, fotografie di famiglia. Un
soggetto molto originale il tuo, che raccoglie la
memoria personale e la memoria storica:
Mariangela ragazzina e poi adulta nella Roma
com'era, la Roma Sparita di fine Millennio.
Eppure, il titolo Rapporto 1 a 1 sembra così
freddo! I sentimenti non devono essere subito
evidenti. Esiste il pudore dei sentimenti e poi
intendevo garantire il nesso di fedeltà con il
reale. Rapporto 1 a 1 significa che un oggetto è
riprodotto grande al vero, una sorta di carta
d'identità, con i suoi dati nudi e crudi. Ma
dietro i dati c'è un essere umano. I materiali
che ritraggo sono poveri: marmette di graniglia,
sampietrini, lastre di cemento, ciottoli. E' come
se si trasformassero, se si animassero: a dar
loro vita sono le tante, le infinite persone che
li hanno calpestati, che li hanno levigati con i
loro passi, passi di gioia e di pena.
Sei per la microstoria e per il minimalismo? Sì.
Minimalismo, ma credo anche la Pop Art. La Pop
Art è stata molto importante per la mia
formazione. D'altra parte, il gesto pittorico di
prendere un oggetto per solito negletto,
riprodurlo e appenderlo a una parete, quindi
vederlo con altri occhi e sollecitare o se vuoi
costringere il pubblico a riconsiderare quello
stesso oggetto, spingendolo a guardarlo anche lui
con occhi diversi, non credi sia già Pop Art?
Tuttavia, ho pensato per primo a Magritte. Ma un
artista ha numerosi amori. Restando ai moderni,
ho studiato Cézanne, Manet e Klee molto a lungo.
Entriamo nella composizione e nella tecnica:
risalta la grande pulizia formale e grafica. Per
cominciare, il tuo lavoro di scenografa ha
contato?
A me sembra di no, perlomeno in maniera diretta.
Mi chiedevi della composizione. Discorso lungo!
Provo a schematizzare. Posso dipingere un
pavimento così com'è, senza intervenire, e la
composizione in questo caso si identifica, è, il
vissuto del pavimento: le sue crepe, il colore
che il tempo stempera, il materiale che si disfa.
Oppure, mi piace muovere la superficie con
oggetti dimenticati o scartati. Inserisco dei
fiori, un pallone, una bambola, una catena così
come li ricordo: il quadro si avvicina al genere
della natura morta.
Una natura morta con variazioni, in sé
crepuscolare come Giorgio Morandi?
Forse. Ma voglio spiegare un altro modo di
comporre: sollevo una mattonella e scopro cosa
c'è sotto. Si corrono rischi. Capita di
trovare...coriandoli, mi è successo rimuovendo
il pavimento di casa. Ma possibile destare
qualcosa che appartiene alle proprie fantasie e
ai propri sogni o che dà corpo agli incubi.
Rapporto 1 a 1 è una rivendicazione di realismo.
Ma il realismo conduce sempre a una verità
altra, a un mondo visitato dal mistero e abitato
dai simboli. Sei tu a dirlo.
Paola Frandini
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